GIULIA CERATI

PRESENTA

IL FUOCO E LA MATERIA

 

Giulia Cerati per la prima volta espone un piccolo ed interessante campionario della sua produzione già piuttosto ampia e ricca  nonostante l’ età dell’artista.

Con coraggio e grande energia l’autrice ha speso le proprie forze nell’applicazione di  tecniche che la vedono già esperta in composizioni polimateriche e in apparati spesso al limite tra scultura e pittura. Colori,  superfici  e materiali di diversa origine confluiscono, accordandosi con gusto, in ogni manufatto. La ceramica raku dalle tinte calde e cangianti che in qualche caso, finisce per mitigare l’algida lucentezza del rame in un equilibrato gioco di pesi percettivi  non può certo apparire un risultato di poco conto se si ricorda  l’ importante tradizione storica,  il valore  dei  tanti protagonisti e delle relative esperienze.

L’argilla, trasformata in vasi e sculture, rappresenta  infatti il materiale prediletto da artisti e artigiani di ogni epoca. Solo in ambito mediterraneo, nella Grecia Arcaica e Classica la produzione di vasi dipinti costituiva un  settore di grande rilievo commerciale ed artistico. A quel tempo le ceramiche erano il canale privilegiato attraverso cui divulgare : narrazioni mitologiche, tradizioni, gusti e competenze estetiche di alto livello. Era l’epoca dei così detti “ vasi parlanti”  poiché le figurazioni  erano accompagnate da  fitte iscrizioni recanti sia i nomi dei  protagonisti sia quelli degli artefici stessi : epoiesen, egrapsen.

Dall’antichità greca in poi, la ceramica ha conosciuto un declino più apparente che reale infatti la produzione è continuata in modo capillare in ogni realtà territoriale come pure la ricerca delle forme e dei decori.

Risalendo la storia,  della difficile arte della ceramica, come non ricordare le imprese plastiche di Donatello o di Guido Mazzoni che per primi hanno saputo dare all’argilla una nuova dignità portandone la lavorazione a risultati  che nulla avevano da invidiare alla scultura marmorea.

L’impiego della creta,  come materiale base per opere plastiche, ha occupato un posto di rilievo anche nello studio ossia a livello di elaborazione scultorea come in Bernini e Canova.

Sempre più , questo duttile materiale,  nelle mani di  autori intelligenti ha via via conquistato una tappa dopo l’altra diventando un insostituibile medium espressivo come dimostrano i sarcastici ritratti  realizzati da Daumier.

Come non pensare all’impiego dell’argilla nella produzione plastica del Novecento e ai suoi grandi interpreti : Arturo Martini, Fausto Melotti, Lucio Fontana, Giò Ponti, Leoncillo Leonardi  ecc. i quali hanno saputo sviluppare ogni necessità espressiva grazie a questo materiale.

Comprendere le opere di Giulia significa  da un lato mantenere vigile l’attenzione sulla storia della valorizzazione estetica di un materiale;  dall’altro  considerare gli aspetti tecnico-realizzativi ,  per nulla semplici,  di cui si serve con abilità e competenza.

Controllando quindi, con attenzione,  tutti gli esempi  sopra citati Giulia ha scelto poco  a poco la sua strada che è stata la stessa percorsa anche dai grandi maestri,  cioè quella di unire l’esperienza diretta e continua, propria del laboratorio, con l’osservazione attenta delle opere dei grandi autori.

Un primo risultato di questo,  ancor giovane, percorso è l’aver colto  che nella produzione di ciascun pezzo  la modellazione dell’argilla non può prescindere da una chiara idea di spazio.

Rilievi, vasi,  piccole sculture,  suppellettili ecc. possiedono un dato comune cioè quello di essere tridimensionali e tattili. Sono dunque forme che occupano e al tempo stesso modificano lo spazio circostante. Giulia ha intuito la necessità di giocare una rischiosa partita a quattro: idea, materia, spazio, fuoco;  in cui superate le défaillance  e le perdite è possibile chiudere con la gioia di ricominciare da capo avendo un solo punto fermo : lo spazio   come categoria universale ed autonoma senza la quale non può darsi la scultura.

Neri Saccani

 

Giulia Cerati

Classe 1981.

Nel 2000 consegue il diploma in Decorazione Pittorica presso l’Istituto d’arte “P:Toschi” di Parma ed inizia a seguire brevi corsi di decorazione ceramica in cui scopre i primi aspetti  tecnici relativi al materiale fittile.

Nel 2002 avverte la necessità di un approfondimento, questa volta più mirato alla modellazione che non al decoro, quindi si trasferisce a Montelupo Fiorentino (FI) dove frequenta un corso di tornio.

Compresa la vastità del mondo della ceramica decide di orientare i propri interessi su una tecnica d’origine orientale: il raku. Qui i quattro elementi: acqua, terra, fuoco, aria si fondono dando luogo ad effetti sorprendenti e non sempre prevedibili.

Da questo momento, sperimentazione e ricerca  diventano tutt’uno e accompagnano una produzione  che  da iniziale passione è diventata attività a tempo pieno.

L’autrice vive e lavora a Villastrada.