Il cane Max vive in massima serenità il suo tran tran con la padrona, almeno finché questa non torna a casa con l’enorme Duke, salvato da un canile: dovrà convivere con lui d’ora in poi. L’inevitabile tensione trasforma il primo giorno in un disastro colossale: Max e Duke si ritrovano lontanissimi da casa, mentre i cani loro amici (tra cui l’innamoratissima Gidget) cercano di raggiungerli, e una banda di animali selvatici nascosti nelle fogne, capitanati dal folle coniglio Nevosetto, vuole la loro pelle.

Pets – Vita da animali è il ritorno alla regia di Chris Renaud, creatore diCattivissimo Me e già regista di Lorax: cofondatore dell’Illumination Entertainment col producer Chris Meledandri, ha generato un altro colossale successo annunciato.
Pets è un cartoon stracolmo di personaggi e caratterizzazioni: la sua struttura è molto simile a quella offerta dalla Disney nei classici degli anni Sessanta-Settanta, quando più di una storia molto coesa e significativa contavano tic, battute, scene spassose, una galleria di caricature e smorfie, nonché grandi performance al doppiaggio e alla matita. Il tutto immerso però qui nella tecnica della CGI e nel ritmo fulmicotonico, ai quali il pubblico di tutte le età si è ormai abituato. Pets è una commedia d’azione esagitata e sfrenata, che non lascia unattimo di tregua agli spettatori, travolti da buffonate totali, incidenti rocamboleschi, crolli e devastazioni come in un kolossal cinecomic. Si ride in modo collaudato, perché RenaudMeledandri ripetono la loro formula vincente: mantengono lo stile visivo pressocché inalterato dagli altri loro film, tanto che il design di forme e colori, così come il character design, sono praticamente indistinguibili dai loro precendenti lavori. Preferiscono concentrarsi per spremere da ogni singola scena ogni possibilità comica, ogni equivoco, ogni eccesso che si possa celare dietro una qualsiasi situazione. Il loro budget va nel limare i tempi comici e nel casting (in lingua originale Kevin Hart è un esilarante Nevosetto); non va quindi nella progettazione di un prodotto d’evoluzione, bensì nella produzione di puro intrattenimento.

Non c’è dubbio quindi che lo spettacolo valga il prezzo del biglietto, ma proprio il paragone con quello stile d’antan evidenzia l’unico vero limite di Pets: nell’horror vacui di una sceneggiatura e di una regia che hanno paura di rallentare e di lasciarci accarezzare i simpatici quadrupedi, il film è ricolmo di simpatia, ma è scarso in tenerezza, dolcezza ed empatia. Il rischio è che, trasformando un film in un otto volante giullaresco, si metta a repentaglio la capacità dei migliori personaggi animati di mettere radici nel cuore.

(Fonte: http://www.comingsoon.it )